Angolo ripiegato:  
GAMBRINUS
Quando il caffè è arte
di Gennaro Mirabella
 

 

 

 

 

 

Non ci si va per bere un semplice caffè, al Gambrinus, a Napoli…  Quello del caffè, spesso è solo un pretesto... Ci si va, piuttosto, per assaporare una mistura molto fine di storia, poesia, ”napoletanità” e… caffè!

Seduti al tavolino di una delle sale interne, ci perdiamo nell’ammirazione dei quadri della scuola artistica partenopea dell’Ottocento, e, al di là delle vetrate, anche  piazza del Plebiscito non è la stessa, assume altri colori e altre sfumature!

Veniamo accolti con garbo dai fratelli Antonio e Arturo Sergio, titolari dell’attività dall’inizio degli anni ’70. Ma prima?…

L’origine del Gran Caffè risale addirittura alla metà dell’Ottocento, quando si chiamava “Gran caffè di piazza Trieste è Trento”, ma fu nel 1870 che ebbe una svolta importante, con la direzione del Caffè assunta dal signor Apuzzo. Questi ampliò i locali, all’epoca limitati all’area che affaccia su via Chiaia, e si circondò di artisti come un mecenate. Nel 1878, Napoli fu investita dall’epidemia di colera e anche il Gambrinus ne risentì fortemente. Dopo questa triste parentesi, il “comando” del locale passò al signor Vacca, già titolare del Caffè Vacca nella Villa Comunale, che commissionò agli architetti Curri (già progettista della galleria Umberto I) e Deodati la scenografia del Caffè, che, grazie all’inventiva di pittori come Migliaro, Tafuri e Volpe e altri esponenti della scuola pittorica napoletana dell’epoca, assunse toni completamente diversi. Il periodo di splendore del Caffè Gambrinus si offuscò con l’avvento del fascismo, fino alla chiusura nel 1938…  solo grazie alla “clemenza” del Prefetto, si salvarono almeno i locali che danno su via Chiaia, in pratica un ritorno alle origini!

L'interno del Caffè Gambrinus

Nel 1973, il Gran Caffè venne rilevato dalla Famiglia Sergio. A quel tempo, il Gambrinus non era che un fantasma di quel pezzo di storia napoletana che era stato. Fu solo grazie alla tenacia del Signor Sergio, padre degli attuali titolari, che risalì, seppur lentamente, la china, riappropriandosi dei locali che erano finiti, nei tempi bui, in affitto al Banco di Napoli.  …Fino a giungere all’attuale splendore, che ne fa un polo d’attrazione turistica. Sinceramente, il Gambrinus è più un pezzo di cultura e di poesia che una semplice attività commerciale… basterebbe fare pochi nomi di gloriosi esponenti della cultura napoletana del tempo che fu – assidui frequentatori del locale - per farsene un’idea! Citiamo solamente Bovio, D’Annunzio e la fondatrice de “Il Mattino”, Matilde Serao…  Ed è proprio per questo che Antonio e Arturo Sergio lanciano un appello al Sindaco Jervolino e all’Aministrazione comunale napoletana tutta: si è iniziato un ottimo lavoro, anni fa, mirato a far divenire Napoli fulcro del turismo, ma il passo decisivo deve essere quello di rendere Napoli non una “novità” da  scoprire quanto piuttosto da conoscere.

Tra i vip di oggi che frequentano abitualmente il Caffè Gambrinus, i fratelli Sergio – che tengono a precisare di avere enorme piacere ad ospitare la gente comune nel loro Caffè - ricordano con molta simpatia Marisa Laurito, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi e Sabrina Ferilli (per la simpatia… Sicuri?…)e, nel salutarci,  ci mimano con incredibile efficacia Vittorio Sgarbi nell’ammirazione dei dipinti che rendono unico il Caffè Gambrinus!

 

Pubblicato nell’aprile 2002 sul mensile “Proposte di classe”

 

 

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