Angolo ripiegato:  
MASSIMO RANIERI: L'arte in scena
di Daniela Adamo
 

 

 

 

 

Cantante dalla voce immensa, attore di teatro, di cinema e di fiction TV, ballerino sciolto e gradevolissimo, spigliato intrattenitore, giocoliere, equilibrista… Massimo Ranieri! Sì, tutto questo è Massimo e per questo pensiamo di poter tranquillamente dire che, quando abbiamo avuto il grandissimo piacere di assistere al suo spettacolo “Accussì grande” – che ha lo stesso titolo del suo ultimo CD -  al teatro Augusteo di Napoli, abbiamo visto… l’arte in scena.

Accade molto raramente di trovarsi senza parole per descrivere la magìa che stai vedendo, di non avere più mani per applaudire, più voce per gridare “Bravo”. Tutto questo è successo guardando Massimo a teatro. E’ accaduto non solo a noi ma all’intera platea che riempiva il teatro fino all’ultimissima fila, una platea che è stata di Massimo e con Massimo per tutta la serata, senza quasi mai smettere di applaudire o di cantare insieme a lui o di portare il tempo musicale. Una platea quanto mai eterogenea, tutte le età  erano presenti e tutte le età applaudivano con forza.
Questo vorrà pur dire qualcosa, vorrà dire senz’altro che Massimo è un artista. Uno di quelli – pochi – che non ti stanchi di osannare e di amare. Perché il tuo affetto e il tuo sostegno lo merita tutto, per quanto – tanto – lui riesce a trasmettere a te pubblico.
“Accussì grande” si è aperto con l’interpretazione – da parte di Massimo – di “Tu si ‘na cosa grande”, ha poi continuato con “Fenesta vascia”, trasformata in una ballata dal colore melodioso. Attraverso “Lacco ameno”, “Vent’anni”, “E ti penso”, una rinnovatissima “Se bruciasse la città” – che ha anche fatto in parte cantare alla platea -, “Pigliate ‘na pastiglia” – in chiave macchiettistica -, “Rose rosse”, “ ‘Na casciaforte” – che ha accompagnato con passi di tip tap -, “Io te voglio bene assaje”, si è arrivati a “Torero”, proposta come una trascinantissima e magica ballata. Ranieri ha poi cantato “La pansè”, in versione molto soft e con qualche macchia di blues (uno squarcio di show meraviglioso). Ancora, la voce di Massimo ha regalato “I te vurria vasà” e “Furturè”, quindi uno spicchio di pura magìa… Ranieri ha interpretato – coadiuvato da una bella voce femminile – “Malafemmena” intervallandola ad “Amapola”… l’emozione era sulla pelle. Altre canzoni, altro show… “Io, mammeta e tu” con un fil di jazz, “Torna rundinella”, “Lazzarella”, “Via del Conservatorio”, “Erba di casa mia"… E’ il momento di una stupenda e irresistibile “Rumba degli scugnizzi” mentre il finale è un’autentica ovazione… Massimo intona “Perdere l’amore”. E la sala tutta canta con lui…

Il sipario cala ma la gente ha voglia ancora d’emozione… E Massimo, con un classico che non tramonta mai, saluta tutti con “ ‘O surdato ‘nnammurato”.
Questa volta, dopo averlo letteralmente e meritatamente sommerso di applausi, dobbiamo proprio andare via…
Una scena piuttosto fredda e spoglia, quella del palco su cui Massimo si è mosso – enormi ponteggi metallici nei quali erano “inseriti” i bravissimi strumentisti che lo hanno accompagnato - ma riscaldata e riempita da un continuo susseguirsi di suoni, colori e balli - che cambiavano spessissimo la scena -  e dai momenti in cui Massimo ha dialogato con un bambino, idealmente con se stesso bambino, narrando a grandi linee la sua storia…
I più grandi successi di Ranieri mescolati ad alcuni dei maggiori successi della tradizione classica napoletana, a loro volta bagnati e mixati a sonorità mediterranee. Il tutto condito da splendide coreografie (di Franco Miseria) ballate da sei coppie di danzatori che hanno arricchito la scena e nelle quali anche Massimo si è inserito a meraviglia.
A volte ci chiediamo perché Massimo Ranieri sia così amato. Crediamo lo sia perché…  è nato dal niente, in una zona popolarissima di Napoli (il Pallonetto a Santa Lucia), ed è arrivato ai massimi livelli dello spettacolo facendosi da solo, percorrendo un gradino alla volta… spazia da una disciplina all’altra (abbiamo detto… canzone, ballo, recitazione, conduzione…) con indiscussa abilità, lasciando davvero nulla all’approssimazione… si dona al suo pubblico senza risparmiarsi… perché lui è artista dentro…
Ecco perché è amato da un pubblico vastissimo, che va dai 15 agli 80 anni! Tre generazioni cantano le sue canzoni a memoria e lo adorano… e sono disposte a pagare un biglietto abbastanza salato per vederlo in scena. Perché in cambio ricevono… il Massimo!

(Febbraio 2006)

 

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