Secondo un noto proverbio, la vita è bella perché è varia. Niente di più
vero, infatti a chi ha toccato il fondo può accadere di rivedere il sole,
come a chi va tutto per il meglio può succedere di cadere a terra e non
riuscire a rialzarsi.
Svegliarsi la mattina è sempre, per tutti, una meravigliosa avventura!
Per
tutti, però, senza distinzione, l'avventura prima o poi finisce. Eh' sì, ci
riferiamo proprio alla "Signora dalle mani nere" che ci strappa la vita
senza pietà, portandoci in una dimensione sconosciuta. Quel che c'è dopo la
morte, infatti, è e rimarrà un mistero.
Pensiamo, però, che quando non ci saremo più, la vita continuerà per
milioni, miliardi di persone e qualcuna di queste potrebbe aver bisogno di
qualcosa di nostro per continuare a svegliarsi la mattina.....
La
donazione degli organi non è certo argomento rincuorante, parlarne fa
ribollire il sangue nelle vene ma proprio perché se ne parla poco è
sconosciuto alla massa.
Per
mettere qualche punto fermo in più, ci siamo rivolti alla dottoressa Anna Laganà Madia, presidente dell' "Assirt
Marta Russo" (Associazione
Internazionale Ricerca e Trapianto d'Organi), che ha sede a Cecchina di
Albano Laziale (Roma), il cui presidente onorario è la signora Aureliana
Russo, mamma della sfortunata Marta.
-
Dottoressa Laganà, come nasce l’Associazione “Marta Russo” e quali sono i
suoi obiettivi?
-
L'Associazione è stata fondata da me prima che morisse Marta. Ho perso mio
marito, nel '94, a Parigi, perchè non riuscì ad avere il trapianto del
cuore. E' stata una tragedia e, per vari motivi, non ho potuto neanche
donare i suoi organi. Tornai in Italia con l'intenzione di fondare
un'Associazione mia e, insieme ai Green (i genitori del piccolo Nicholas),
iniziammo a girare l'Italia per divulgare il messaggio della donazione.
Essendo io Psicologa, ero in contatto con molti professionisti, per dare
vita a quest'Associazione. Nel mentre, nel luglio del '97, morì Marta Russo,
che, quando era in vita, manifestò l'intenzione di voler donare i suoi
organi e i suoi genitori esaudirono il suo desiderio. Noi, poi, chiedemmo
loro se volevano dare il nome di Marta all'Associazione, acconsentirono ed
oggi sono dei soci attivi. Soprattutto con Aureliana c'è una collaborazione
molto proficua. Le finalità dell' "Assirt" sono: dare il supporto
psicologico ai malati e ai parenti, prima, durante e dopo il trapianto;
informare capillarmente sulla donazione. La gente risponderà seriamente al
trapianto quando capirà che encefalogramma piatto vuol dire morte cerebrale,
quindi morte! A breve, poi, apriremo una nuova sede al Policlinico Umberto I
di Roma, per dare risposte concrete e aiuti a chi aspetta il trapianto,
soprattutto ai malati del Sud Italia. Mi piacerebbe conoscere le famiglie
dei donatori della Campania... gente che ha sofferto in silenzio e merita
tutto il nostro grazie. Ci sta molto a cuore il Sud, io sono di Reggio
Calabria. Il Sud ha un cuore grande che il Nord se lo sogna! Nel Meridione
non vengono investiti i miliardi che vengono spesi al Nord, quindi prima di
dire che il Sud dona poco, bisognerebbe saperne i motivi!
- Si
cerca di sensibilizzare la gente a donare gli organi. E’ di maggio
l’iniziativa dei tagliandi arrivati al proprio domicilio insieme alle schede
per il referendum, per chiedere agli italiani se vorranno o meno essere
donatori. Tuttavia, l’Italia è ancora molto indietro rispetto ad altri
Paesi. Cosa manca ancora, secondo lei?
-
Con i tagliandi arrivati a casa, molta gente si è trovata davanti al
problema e si è chiesta cosa fare. Molti erano del tutto all'oscuro sulla
cosa, infatti non sapevano che quella scheda andava compilata e
riconsegnata, entro tre mesi, con il SI' o il NO, al proprio medico di
famiglia o alla ASL. Ciò che manca ancora, infatti, è proprio
un'informazione perfetta e il 40% di chi dice no alla donazione fa parte di
quelli che non sono informati. La nostra opera di sensibilizzazione è
rivolta soprattutto ai giovani, infatti andiamo nelle scuole, nelle
caserme...
-
Non nascondiamo, dottoressa Laganà, che alla base di molta riluttanza c’è la
paura. Cosa si sente di dire a chi è attanagliato dai dubbi?
- Mi
sento di dire che la legge è assolutamente protettiva e cautelare. Nessuno
può espiantare un organo se la persona è ancora in vita e, d'altro canto,
non è neanche facile farlo. Anche quando la legge del silenzio-assenso (cioè
chi non si esprimerà in vita è come se dicesse sì) sarà operativa, nessun
medico preleverà organi senza chiedere prima ai parenti, che dovranno però
rispettare il volere del defunto.
-
Parliamo dell’esempio della signora Russo e della tragica fine di sua figlia
Marta. Secondo lei, per superare il dolore della perdita di una persona
cara, può aiutare il sapere che i suoi organi rivivono in altre persone?
- Sì, moltissimo. Quando la mamma che sta per perdere il figlio non
riesce a decidere, dopo due giorni che è morto, suo figlio è nella tomba ed
è finito tutto. Se dona gli organi del figlio, ha il conforto di sapere che
qualcuno vive grazie a lui e questo dà speranza, dà vita!
- E’
legge che un malato che riceve un organo non può sapere il nome del
donatore; ma, su sua richiesta, può saperlo, per mettersi magari in contatto
con i familiari di chi gli ha salvato la vita?
-
Anche se in qualche caso questo è avvenuto (gli organi di Marta, ad esempio,
si sa chi li ha avuti), la legge lo proibisce. All'inizio del mio viaggio
nel trapianto, ero portata anch'io a dire "Ma perchè Tizio non può sapere
chi gli ha donato il cuore, se questo può aiutarlo?". Invece, poi, dopo
tanti dibattiti e discussioni sull'argomento, ho capito e s'è capito che ciò
può essere nocivo, perchè la famiglia del donatore può arrivare a sentire
come una cosa propria il malato e non fargli avere più una sua vita. Alcuni
riceventi, poi, rifiutano proprio di sapere chi gli ha donato gli organi,
perchè vivere con un organo di un'altra persona e abituarsi all'idea non è
affatto facile.
-
Un’ultima domanda, dottoressa Laganà… “Donate gli organi perché…”, concluda
questa frase…
-
Donate gli organi perchè regalerete la vita a chi la sta perdendo, a chi è
condannato a morte. La donazione è dare speranza a chi è in lista d'attesa,
è vita. Non dimentichiamo l'esempio di Marta!!!
Pubblicato nel dicembre 2000 sul mensile “Proposte di classe”
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