SPRAZZI DI PACE
spiove dal cielo una luce di stelle gonfie di vento – quasi provenisse dall’oltre
nel cuore un aprirsi di sprazzi di pace: vedermi in tutto con il mio sognare –
il vissuto la vita sognata
L’OMBRA
negativo di me mio vuoto in proiezione mi copia con inediti profili tagliati nella luce – se dal di fuori la spiassi mi direi sono io quello?
pulviscolare ha i contorni del sogno e i suoi fòsfeni si spezzetta se riflessa inafferrabile fantoccio mi diventa pure mio vuoto mia metà
che estinta con l’ultima sua luce rientrerà nel corpo-contenitore unificata con la terra – senza un grido tutt’uno con la morte – senza perché – solo ombra
IL PECULIO DI LUCE(a Simone Weil)
1. (occhi come laghi abbracciano da eco a eco fremiti di vita)
ha mani che sfondano muri di solitudine – amore
2. germoglia grido di luce da nuovo dolore
CREATURA
mi godo la luce come farfalla sul palmo della tua mano
Signore non posso che offrirti il mio niente – fragile creatura ti devo una morte
PARVENZA D’AMORE
pietre ancora calde di sole con la luce che vuole morire al giorno una virgola di amore ti è rimasta negli occhi come sangue rappreso (nelle vene del tempo è sospensione questo palpitare che si fonde col silenzio del cuore)
come un olio è passata la luce sopra il dolore – pseudoincarnazione di un sogno –
HA MEMORIA IL MARE
1. la forma del vento disegnano rami contorti voli di gabbiani ubriachi di luce a pelo d’acqua decifrano tra auree increspature le vene del mare
2. interroghi sortilegi nella vastità di te solo ti aspetti giungano da un dove messaggi in bottiglia un nome un grido ha memoria il mare scatole nere sepolte nel cuore dove la storia ha un sangue e una voce
SPAESANO LE ORE DEL CUORE
i primi turbamenti i morsi dell’amore – luce d’infanzia come sogno scolora dove l’orizzonte taglia il cielo
spaesano le ore del cuore nel giorno alto ANANKE
più a morire che a nascere a volte – un colpo e via è preferibile dici ma anche la pianta si ammala e soffre in natura si sa tutto soggiace a legge: la supernova che collassando si fa buco nero e noi mortali…
GIOCO DI SPECCHI
l’ambiguità è forse nel sogno mentre vivi e ti cammina a lato un altro te – insospettato
allora è sogno la vita? o riflesso copia sbiadita o gioco di specchi in cui ti chiami e ti perdi…
ROSA D’AMORE
letificato d’amore angelicato fiore
si schiude la rosa fra cristalli dell’inverno
A RISALIRE LE ORE
non resteranno tracce dei giorni solo parole scritte sull’acqua
a risalire le ore del sangue il vortice del vuoto: solo le stimmate parleranno
dell’amore che hai dato
STANZE
[ispirata leggendo Il corponauta – appunti di viaggio di uno spirito libero, di Flavio Emer]
io pensiero dilatato a spolverare le stanze dell’oblio sulle pareti la memoria ancestrale metteva in luce emozioni dipinte su volti che furono me
rifluiva dai bui corridoi degli anni il vissuto a imbuto mi perdevo come in sogno nell’abbraccio di quelle figure che accendevano il mio sangue
APPOGGIATA AD UNA SPALLIERA DI VENTO
e nel momento del distacco l’io si farà fragile foglia appoggiata ad una spalliera di vento
[da Il sentire celeste, raccolta inedita]
|
Mappa del sito Web master Copyright © 2003 Gianluca Romanelli |
E' vietato - e quindi punibile sulla base delle norme
civili e penali in materia di diritto d'autore |