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OCCHI DI VANIGLIA

 

Drappo di bianca seta

nel grembo di un fulgido mattino

a sventolare

 

cosa vedono i tuoi occhi

in questo giorno appena nato

 

l’avorio dipinge il cielo

rendendolo cremoso

e denso d’apparire

 

m’incantano le foglie

degli alberi in movimento

e mi commuovo

quando il vento le accarezza

 

spesso cerco di capire

quel che regna nel tuo sguardo

che ammaliante vive

in quegli occhi di vaniglia

 

manterrei nella mia mente

ciò che innesca il suo osservare

quando cela nel tuo volto

la sua disarmante intesa

DESERTIKA

 

Incredula visione

di lei cogliente rosa

in quel d’arsura landa

sorgente di bellezza

l’innaturale vita

 

piegandone le bianche

disabitate vesti

colora d’ombra terra

e mano allunga lenta

 

sfiorandone l’incanto

nel grembo fiore posa

 

Desertika la notte

che s’assapora e scuote

movente spazio ignora

e tutto applaude

e tutto divora

d’amor sia fatta sposa

 

le vanitose stelle

rotanti d’atteggìo

s’apprestano teatrali

ad inscenar desìo

 

anima dimora

ed insistente approva

che coglier rosa invoca

lontane guarigioni

distratte dal potere

 

che misera presenza

impone il corpo spento

nell’essersi privato

di tutte le sue pure

ed innocenti forze

 

sgorgar dal suolo nudo

ad invadenza e gioia

sgusciar nel proprio tempo

ed imbastir parola

GINESTRA D’EGITTO

 

Di duna ne tocca la sabbia

nel tacito istante

di un vento aliantino

 

e mano circonda la vista

che salubre celebra antica

nei gesti le spoglie maestrali

 

lo sguardo notturno e distratto

ghermito al decoro d’ornanza

s’accende nel cielo d’Egitto

 

nel cuore di un sogno melato

ritrovo il tuo volto dipinto

nei graffi a disegno scolpiti

 

la timida luna d’estate

si posa dolente all’impatto

nell’alba sorgente dal mare

ricama il deserto di luce

 

e ascolto appoggiando sul petto

pergamene narranti parole

di lingua remota e sovrana

 

capiente di spazio circonda

passione che addorme le cose

nel solare ingegno velato

in danze annodanti sospiri

 

lucente si posa divina

la quiete teporia d’Oriente

negli occhi miei aperti riflette

Ginestra d’Egitto

IL PIANTO DEL DILUVIO

 

Lo scenario incoglie

ed insoluta speranza

sciupa il vestito alla sera

 

acclama voce si svela

nel suo apparire si cela

mutando in cielo le forme

 

e contrastanti valori

precipitando nel vuoto

progettano di svanire

 

inumidita bellezza

danza sotto il gocciolio

di un diluviante pendio

 

in uno scrosciante brusio

la disperata ricerca

che siamo logici indumenti

strapazzati

ed imbevuti d’amore

 

fuori dalle finestre

del corpo solista

si nasconde l’anima

ed incantata osserva

le ragioni del diluvio

 

che lieve ticchettio

la confusa cadenza

e l’opportuna scelta

d’esser pioggia alla vista

 

son tenere carezze

le sorgenti spiovenze

sporgono in volto

somatiche ebbrezze

 

se il desiderio è ragione

questa vita si veste

d’ansimante ossessione

 

scende la luce

sugli occhi spalancanti

di sentimentale sguardo

e lucido di piacere

 

silente gioia

e zigomi divulganti

in goccioline bagnanti

deliziano lacrime e cuore

di un atteso avvenire

IL SORRISO NEL PIANTO

 

Sgorga copioso

nel pianto rivela

del senso tracima

 

come ghiaccia rugiada

che calda profuma

di forza e passione

 

e cristallina forma

cadente di bellezza

diamante alla vista

 

spiove goccia riversa

ne consegue natura

di sorelle a seguire

 

e tutte bagnanti

il volto a burrasca

nettare di sale

 

somatici a mutare

lineari variando

straripano i sentimenti

 

la tacente sonanza

si riflette teatrale

lungo il viso a sipario

 

dominando la vista

che percossa si esalta

sugli zigomi estesi

 

nutre luce dagli occhi

l’eleganza che esprime

il sorriso nel pianto

SCOGLIERE DI ZAFFIRO

 

Medito seduto

di scogliere mi approprio

raccolgo le ginocchia

portandole al petto

appena sotto il capo

nell’ombra del delicato mento

 

mentre la schiuma

erige l’oceano

offrendosi al vento

nell’effimero momento

 

quale purezza deve sopportare

la mia vista miratrice

ammaliata dall’incanto

delle nuvole varianti

 

nella bianca passeggiata

che percorrono al volere

dell’azzurro spanto in cielo

 

osservo il dominio

sovrano e continuo

delle onde in movimento

come cavalli alati

dipinti nell’etere invaso

 

in zaffiri sciolti mi illudo

che tutto ci appartenga

MAGENTA D’AUTUNNO

 

Sciorina la seta dei prati

l’aria notturna profusa

nell’indaco sorge bruma

del timido sole che albeggia

 

di donna le mani a cadere

l’attonito sguardo a ferire

nel volto rapito alla luce

che dona il riverbero agli occhi

 

Magenta d’autunno a lenire

l’impatto al solfeggio d’ottobre

nel lieto e copioso avvenire

s’agghinda di frasi a colpire

 

s’appresta passione donando

l’amore del giorno a venire

negli attimi colti al delirio

che gravida muto al mattino

 

barlume lontano a tempesta

minaccia la quiete che oscilla

nel tempo dipinto d’argento

che inscena variar di stagione

 

Magenta d’autunno a lenire

l’impatto al solfeggio d’ottobre

nel lieto e copioso avvenire

s’agghinda di frasi a colpire

L’ANGELO DELLA NEVE

 

Versa di ghiaccia presenza

la neve che inganna la pioggia

muta parventi paesaggi

silente d’effetto a svanire

 

e poi distende

supremo d’altere vesti

le ali sbadate al tormento

che l’ampia schiena ha reciso

 

di labbra s’asciuga la luce

latente di spazio che ignora

l’Aurora dipinta al mattino

che invade e disprezza il destino

 

immerso nel cielo al contrario

che pare specchiarsi all’ignoto

la coltre del bianco a dormire

rivela nel canto parola

 

l’incline postura del volto

soffusa passione allo sguardo

negli occhi che impregni al cadere

si sciolgono in temi a rugiada

 

raccolto nel lauto candore

leggiadro di un vento a tremare

riflesso nel tempo riposa

l’Angelo della neve

 

Nastro 4: LE PROPOSTE DI
Massimo Moretto (Ottobrino)

 

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