Inauguriamo questa
rubrica puntando la penna su uno scrittore giovane anche se l’età anagrafica
porterebbe a dire che ha abbandonato la verde età… Parliamo del napoletano
Franco Celentano, che definiamo, sì, giovane, sia perché è arrivato
nel panorama editoriale da relativamente poco tempo, sia perché il suo
spirito è sicuramente quello di un giovane.
“San Gennaro, sei
bugiardo!”. E’ questo il titolo dell’ultima fatica letteraria di
Celentano, presentata a novembre al Maschio Angioino di Napoli, in una affollatissima
Sala della Loggia.
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Filoso,
Sibilio, Celentano, Demarco, Toma |
Il romanzo, edito dalla giovane (anch’essa!) casa
editrice napoletana
Kairòs, è stato presentato da
Ernesto Filoso e
PieroAntonio Toma, in un incontro moderato da
Maurizio Sibilio e aperto da
Ely
Demarco, direttrice editoriale della Kairòs Edizioni,
che, con l’opera di Celentano, ha inaugurato la collana “Storie di Megaride”.
Dopo le felici
esperienze editoriali di “Operazione Sole” e “Napoli e Spaccanapoli”,
Celentano ci propone, dunque, “San Gennaro, sei bugiardo”, un romanzo “dalla
forte connotazione autobiografica”, come ha tenuto a dire Sibilio “che
si svilupperà attraverso una serie di coordinate: il rapporto
guerra-adolescenza (riconducibile al Diario di Anna Frank), la descrizione
di Napoli (città regno con il suo vicolo, regno del dolore umano)
l’adolescenza rubata (con l’invito dell’autore a ritrovare il suo popolo)”.
“E’ un libro
sicuramente godibile – ha precisato poi Ernesto Filoso – ma che non
si inserisce né tra le opere con grosse pretese artistiche né tra quelle di
fattura scadente. La sua qualità, infatti, è la sincerità e la capacità di
rendere il reale. Emerge la grande capacità dell’autore di ridiventare
bambino. Questo libro è un diario vero, uno spaccato di realtà, in quanto
Celentano ripercorre la fanciullezza così come la vede oggi. Questo è il suo
pregio. E costituisce una testimonianza per chi, domani, vorrà fare delle
ricerche affondando il bisturi in questa realtà. E’ un libro gustoso,
divertente, commovente – ha concluso Filoso – da salvaguardare come
documento”.
“Questo titolo è
bugiardo – ha affermato invece PieroAntonio Toma - perché il fatto
che San Gennaro abbia permesso a Celentano di raccontare la sua storia è un
merito. Perché se Celentano avesse vissuto una vita normale, di cosa avremmo
parlato? Quindi, grazie a San Gennaro! Il libro è punteggiato da una serie
di caratteristiche – ha continuato ancora Toma – quali le fughe di
Celentano (che ci riportano all’evasione, caratteristica pregnante del
napoletano), l’insofferenza ai soprusi sposata alla capacità di adeguarvisi,
la resistenza (quasi un imperativo categorico dei napoletani). Mi colpisce
anche – sempre parole di Toma – la condizione in cui le famiglie
vivevano. Cercavano di assicurare un futuro ai propri figli ma la famiglia
di Celentano non guarda al cosiddetto posto fisso, bensì ad una vita lontana
dalla parsimonia. A noi che ce ne importa se è o no un’autobiografia? –
ha concluso Toma – E’ un libro godibilissimo, una buona letteratura. Ed è
questo che conta”.
Ha chiuso gli
interventi l’emozionatissima voce dell’autore, che ha iniziato “dove gli
altri finiscono”, come egli stesso ha precisato, cioè ringraziando
tutti, la Demarco, Monica Florio, Sibilio, Toma e Filoso.
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Franco
Celentano |
“Sono sempre quel
ragazzo che nel Natale del ’47 improvvisò quel sermone sulla Chiesa di Santa
Maria del Toro! (n.d.a. vedi pag. 200 del libro) – ha affermato l’autore – Non ho aggiunto niente alla
verità, in questo libro, forse ho solo tolto qualcosa, qualcosa di molto
duro. In occasione dello tsunami, psicologi e opinionisti hanno sottolineato
il dramma di quei bambini. Nel periodo che va dal ’40 al ’43, degli uomini
hanno fatto peggio, trasformando la guerra da guerra di uomini a
annientamento di popoli. Noi ragazzi abbiamo pagato un prezzo altissimo ma
mai nessuno l’ha ricordato – ha continuato ancora Celentano, davanti a
diversi volti con gli occhi lucidi – Noi siamo debitori di un’infanzia e
non l’abbiamo dimenticato. Siamo in credito. Fino a oggi, non ho sentito una
parola di comprensione per quella generazione”.
Riguardo al perché del
titolo, Celentano ha recitato una sua poesia che chiarisce meglio di ogni
cosa. Ed è con essa che ha salutato tutti, mentre tutti gli rivolgevano un
caldo applauso.
La poesia recita
così:
Né
Gennà
Caro Gennaro, scusa 'a cunferènza,
pe Napule 'a può fà 'na preferenza,
tant'anne 'e devuzione e fedeltà
'nce danno stu deritto, nè Gennà!
Stu popolo scugnizzo e pensatore,
primma t'ha fatto pate e prutettore,
po' s'è pigliato 'o dito nziem''a mano
dannete 'o core 'e nu napulitano.
Chi te dimanna 'a grazia pe nu figlio,
chi vene dint''o Duomo, pe cunsiglio,
chi cerca 'e te fà fesso e, aret''e spalle,
te chiamme delinquente e "faccia gialla".
E allora, faccia gialla, nun fà 'o fesso,
nun dicere ca 'o munno è sempe 'o stesso,
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fallo capì ca tu staje 'ntussecato,
pe’ mezzo ca stu popolo è cagnato!
Tu sciuoglie 'o sanghe, comme fosse niente,
miette 'a speranza dint''o core 'a gente,
e chi nun vo' capì ca stà sbaglianno
dice che pure tu te staje adeguanno.
Ma mo' fà l'ommo, miettete 'o cazone,
chiava mazzate, fà 'a rivoluzione,
nunn'essere fifone e indifferente,
aiuta 'e buone e caccia 'e malamente!
'O sanghe nunn'o sciogliere, Gennà,
lassala senza pate, 'sta città.
Comme fernesce ancora nunn''o saccio
ma, perlomeno, tu t'a salve... 'a faccia. |
In definitiva, “un’invocazione
a San Gennaro – come ha voluto sottolineare anche Maurizio Sibilio –
perché la città non riesce ad uscire dai conflitti in cui si trova”.
Dunque, un romanzo,
quello di Celentano, che affonda la penna nel reale, nella vita vera, nella
sua vita, disegnando il fanciullo che fu con l’occhio dell’esperienza e
della maturità. Un libro che sicuramente porterà a ricordare chi quei
dolorosi anni li ha vissuti, a conoscere e a riflettere chi quegli anni li
ha vissuti solo per bocca altrui. E sicuramente porterà tutti a bagnarsi
d’emozione, perché la penna di Celentano – sicura, fluida, verace, di stile
antico mai tramontato – conosce spesso – come nel caso di “San Gennaro, sei
Bugiardo!” - periodi amari e dolorosi, che non possono scorrere lisci sulla
pelle.
Un romanzo che è sì la
fedele autobiografia della giovinezza di Celentano, traviata dalla guerra,
ma che – per gli episodi tragici che hanno segnato la fanciullezza di tanti
ragazzini del ’40 – ’43 – finisce per essere anche un sicuro elemento di
formazione, un documento da consultare, come già precisato da Filoso.
Napoli, San Gennaro, la guerra, le fughe, i soprusi, la sopportazione, la
famiglia, la speranza, i sentimenti, la fanciullezza rubata dalla guerra, la
sincerità… ci sono tante realtà, tanti aspetti, nel romanzo di Celentano,
che, per questo, non potrà non essere letto e apprezzato da tutti.
"San Gennaro,
sei bugiardo!"
Franco
Celentano - Kairòs Edizioni
(Febbraio 2006)
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