Nastro 4: LE PROPOSTE DI
Rosalba Adamo

 

 

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ASCOLTANDO...

 

Un pugno di note dolenti

mi entra nel cuore

e la mente, l'anima, il mio corpo

si espandono nell'aria

e se ne vanno

 

Raggiungono siti lontani

mete mai pensate

e il viaggio continua senza soste

e nel cuore

entra e prorompe

un impeto d'amore...

 

E le parole vanno con le note

sull'eco di musiche lontane,

e si confondono

con l'etere e l'universo intero,

col suono dei tamburi,

lo schiocco delle nacchere,

le corde dei violini.

 LA FENICE

 

Uscir fuori dal mondo

senza amore, pianti, senza niente.

Voglio star sola coi miei sogni vecchi

voglio star sola, fermare i miei pensieri.

Nascondermi in cima a una montagna

oppure vivere in anfratti oscuri.

E la luce,

la luce che ferisce l’anima

non lasciatela entrare per favore,

chiudete le porte, le finestre,

chiudete il cielo azzurro sopra me!

Del mio buio, della mia tristezza mi ciberò

e poi raggiunto il fondo

come la fenice io rinascerò!

 

PAURA

 

Sotto il casco guardo fuori

al di là delle case e dei balconi.

Sarà chiaro l’orizzonte un giorno?

Mille auto passano rombando,

clacson, trombe, ruote che stridono in frenate brusche.

C’era un bimbo, là in mezzo alla strada

negli occhi sgranati, uno sguardo impaurito.

Tutto risponde a irragionevole senso di fretta.

Mi chiedo perché… ha senso il tempo?

Più tardi verrà sera e poi la notte… e avrò paura.

Mi chiuderò in casa, sbarrerò le finestre e attenderò.

Senso d’angoscia che mi prende a tratti,

no, non uscirò IO HO PAURA!

Strade colme di gente indifferente,

vicoli bui, maleodoranti, ostili.

Dal fondo della strada una sagoma emerge,

barcollante e ubriaca,

puzzo di vino scadente, di tristezza e morte,

il ghigno in viso si trasforma in pianto… cade!

Rimane lì inerte a un angolo di via e chiede aiuto.

Solo uno sguardo vago gli regali, un istante di sgomento…

No, non ti fermerai, qualcosa ti attende

e tu hai fretta… o è paura!

 

IL GORGO

 

E il gorgo ingoiò senza parere

il mio fragile corpo

cerchi d’acqua intorno ai miei pensieri.

Del mio lontano ieri

solo ombre fugaci e nulla più

nella mente ronzìo di cose andate

nei tuoi occhi

il mio oggi e il mio domani.

Sentimento, pazzia dentro di me

nel pozzo scuro tu cadi insieme a me,

le mie mani tese verso l’alto

guardatele, prendetele, salvatemi

………………………………………….

Lasciatemi cadere, non son sola

stringo le braccia forte intorno a lui

nel pozzo scuro perdendoci ci amiamo

l’acqua chiusa sui nostri corpi avvinti

domani insieme al sole

risorgeremo ancora.

 

MORTE DI UN AMORE

 

Un colpo al petto dato senza scopo

un intervento senza anestesia

una partita che non chiude in pari

un piano-studi che non comprende te!

Ci vuol poco

per uccidere un amore!

 

SCIAGURA
(ai bambini di Napoli morti nella sciagura del Melarancio)

 

Vite innocenti

troncate senza colpa,

di botto il riso tramutato in pianto

panico e stupore

sui loro volti ingenui!

Poveri bimbi

povero chi resta

basteranno le lacrime del mondo

ad asciugare il pianto

di chi non ha più il figlio?

Come son piccoli

i miei piccoli guai

come son niente le mie stupide lacrime

con le lacrime d’un genitore affranto!

Undici piccole bare

un velo, un mazzo di fiori

e la vita prosegue:

per chi è morto

pace ed innocenza

per chi è rimasto

anni bui di sofferenza immane!

 

QUELLA FARMACIA…

 

Quella farmacia che sa un po’ d’antico

echi di vita non vissuta

Dietro al banco lucido di legno

c’è lui…

occhialini su occhi un tempo belli

ora tristi, certo nostalgia

capelli pochi,

radi e immacolati!

Sere d’inverno

quattro chiacchiere intorno ad un braciere

profumo di castagne e carbonelle.

Ed ora solo, guarda tutt’intorno

lo sguardo smarrito, spaventato,

chissà dietro l’angolo chi c’è!

Moto che passano rombando,

il calessino ora… eh’… chissà dov’è!

…Quella farmacia che sa un po’ d’antico…

odore di muffa fra pagine sbiadite

quella vita ormai non c’è più

peccato che io

non l’abbia mai vissuta!

 

SOLA

 

Mi sento sola

…Cielo! Che tristezza!

Andar nelle strade girare camminare,

ed esser sempre sola.

Non aver nessuno a cui parlare,

star morendo di malinconia

e non aver nessuno che sol con uno sguardo

ti ridia la vita.

Circondarsi di gente sciocca e inutile

che quando ti vede ti fa festa,

ti soffoca con futili domande

e scoprire che in fondo in fondo al cuore / dei tuoi pensieri

non gliene importa nulla…

…e sentirti così sempre più sola,

Gran Dio!

Ma com’è triste!

 

DORMI

 

Quando non vuoi soffrire,

quando non vuoi pensare,

quando non vuoi far niente… Dormi!

Se ti senti tremendamente sola,

se ti sembra che il mondo t’ha scordato,

se non hai qualcuno a cui parlare… Dormi!

Quando piangi e sei senza un amico

quando i tuoi occhi son stanchi della luce

quando ti viene voglia di morire… Dormi!

Dormi sì,

perché dormire a volte

ti fa sembrare il mondo tutto rosa,

chiudi gli occhi sul mondo e sulle cose,

e per un’ora o sol per poche ore

lui sarà via dai pensieri tuoi

ed i tuoi occhi allor non piangeranno!

 

2 NOVEMBRE

 

Ogni anno, in questo giorno, in tutta Italia

una fervida prece s’alza al cielo,

oggi è il giorno dei morti: è il 2 novembre.

In lenta processione tutti assorti / si va muti all’ultima dimora

si porta un fiore, una lacrima, un saluto

a coloro che non hanno vita.

E laggiù nel triste campo santo

dormono da soli il sonno eterno.

Riposano tranquilli sul loro letto di terra incolta e brulla

sotto un tetto di sole, oppur di stelle,

sotto una croce di freddo estraneo marmo.

Una mamma in lungo velo nero

singhiozza e prega accanto ad una tomba

stringe al petto squassato dal suo pianto

la foto ancor nuova d’un bimbetto bruno.

A tratti, con gesti frenetici e convulsi

aggiusta un fiore che il vento vuol portare

e piange, e guarda la foto del suo amore

e si china a baciar la terra bruna

che nasconde ai suoi occhi il suo tesoro.

Poi alza lo sguardo verso il cielo,

e dalle labbra livide, tremanti,

s’alza chiara una fervida preghiera:

“Signore tu hai voluto il mio figliolo;

hai voluto la sua vita, il mio sorriso,

ed io non mi ribello, sol ti prego,

chiama me pure nel Tuo regno celeste

e dammi quella pace che Ti chiedo!”

E all’improvviso in cielo non vede più le nubi,

l’azzurro di quel ciel diventa d’or,

e mentre le sue mani tende in alto,

un sorriso radioso è sul suo viso;

poi prima di giacer nel sonno eterno,

la bocca pian si schiude, e due parole,

che son vita, speranza….. il suo domani;

le sgorgano dal cuore “Figlio vengo”!

  

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