PER UN AMICO
Non nasconderti dietro quelle palpebre calate, amore del tempo e della meraviglia! Non puoi mentire a me che ti son cassandra e pura speme! Non a me amica-sorella e amante vera! Dei pensieri arroventati io non colgo l'ora estrema: cavalco altre mete - e lo sai- altre risposte mi raggiungono e scuotono, di te fatto tristezza e inventato gioco!
La vita, amore, non è questa storia scintillante: è muto susseguirsi di speranze...
A me, allora, dici verità, non chiudere al romanzo la porta principale, ma alla storia ogni finestra sarà viatico e tu lo sai!
Nega a tutti - se vuoi- ma non a me la pesantezza tua dell'oggi costruito!
Racconto: LA STELLA Lui le teneva distrattamente la mano la sera della sofferta confessione. Lei doveva dirgli che lo aveva tradito, o almeno così credeva, ma lo sguardo di Lui era perso nel vago della notte stellata. “Mi ascolti insomma?” “Mh” “Tu mi stavi trascurando, io ti sentivo lontano…” “Guarda quella stella…brilla più forte delle altre”. Inutile insistere. Inutile perfino arrabbiarsi. Si soffiò il naso, si strinse nel cappotto. “Ma quale stella? Ehi! Dico a te”. Lui prese a camminare, da solo. Lei aveva il volto rigato di lacrime. “Pensa alle stelle! Mio Dio! Lui pensa alle stelle!” Restarono distanti per una buona mezz’ora. In silenzio. Lei piangeva e tremava, negli occhi il pensiero dell’altro che la teneva stretta e la baciava con passione. Lui guardava fisso quel cielo lontano, le mani in tasca, la mente vuota. Poi, d’improvviso, si voltò a fissarla. “Ci sei? Dai vieni qui, andiamo a casa…” Lei gli si accoccolò contro e lo strinse forte, più forte che poteva. Lui le cinse le spalle e le baciò la fronte. “Non voglio sapere nulla –mormorò- tu sei tu e basta”. “Ma io…” Le chiuse le labbra con un bacio poi tenendola stretta disse piano: “Non importa. Non preoccuparti”. “Ma io sono stata con…” “Ed io…io…io…” Non finì la frase, si accasciò contro un muro e pianse. “Non fare così…ti prego” Prese a correre lontano, lontano, lontano…
Lei lo rivide soltanto un anno e quattro mesi più tardi. Aveva la mascherina dell’ossigeno e giaceva in un letto d’ospedale. Neppure sembrava riconoscerla. “Mio Dio! Dovevi dirmelo!” ripeteva Lei affranta dal dolore “Cavolo se dovevi dirmelo!” Gli occhi grigi di Lui scrutavano il soffitto bianco della cameretta, il respiro usciva a fatica, le labbra screpolate dal male terribile. “Non mi lasciare!” Lo sguardo su di lei la fece trasalire. “Reagisci amore!Reagisci per me!” Il corpo livido ebbe un sussulto. Poi un altro. Poi un altro… “Dio mio! Aiutatemi!” Fece per voltarsi ma sentì la sua mano in quella gelida di lui. Lo guardò con tutto l’amore possibile… “Resto qua, amore, sono con te”. “Io…io…io…” “Non ti preoccupare, stai tranquillo…” “Ti amo. Io ti a—mo” “Si, per sempre, per sempre…” “Guarda sempre il cielo. Io sarò la stella che brilla, la tua stella…” Chinò il capo. Si spense alla vita. Aggrappato all’unico amore che aveva veramente condiviso.
Lei guardava distrattamente una tomba disadorna raffigurata in un grande quadro la notte della difficile confessione. Lui voleva chiederle perdono per quello che le aveva fatto ma non riusciva a catturare la sua attenzione. “Ascolta… Non è colpa tua, sono io che…” Ma non riusciva ad andare avanti, a dirle che se l’aveva tradita era solo perché si era sentito trascurato, perché lei era come spenta, appassita… “Non avrei mai creduto di doverti confessare una cosa così brutta…” Era stato a letto con un’altra, con la sua segretaria, senza neppure esserne realmente attratto… “Potevo non dirtelo, sai? Ma voglio farlo…” Eppure Lei non dava peso alle sue parole, restava immobile, serena, come inanimata. Poi, d’improvviso, corse alla finestra e guardò fuori. “Vedi quella stella? E’ sempre la più luminosa…ed è la mia”. “Ma che dici? Dai, ascoltami: voglio dirtelo, devo farlo, ti prego!” “Non devi dirmi nulla. Tu sei tu e questo basta. Vieni, andiamo fuori,voglio contare le stelle per l’intera notte”. Lui la guardò come inebetito. Poi la seguì tenendole la mano. Era lei che voleva, ne era consapevole, e stretto a lei pianse come non aveva mai fatto, dimenticando persino il motivo del suo immenso dolore. Lei lo teneva stretto nella notte e guardava la sua stella, la più luminosa, la più bella e lontana. “Tu sei tu e sei qui. Questo mi basta”. Si baciarono un’infinità di volte e non ebbero davvero più bisogno di parole.
DOVE COMINCIA IL MIO GIORNO?
Dove comincia questo giorno? Dallo specchio di parole. Fra luci soffuse e stridore d'idee... E col tuo nome che sillabe sibilline hanno imprigionato nelle veglie.
MORTI CHE PIU' NON FANNO NOTIZIA
Morti che più non fanno notizia, assiepati nei gommoni come bestie, sballottati da correnti e pregiudizi, senza lacrime o riguardi o sentimenti...
Morti per viaggi insani e non compresi, per speranze ignorate e bestemmiate, per letarghi colpevoli e blasfemi che mai nessuna mano basterà a colpire.
Morti sognando nuova vita, senza spiccioli in tasca e senza pane, qualche foto sul cuore e qualche addio, qualche promessa incerta e tanta speme.
Morti di freddo e di mare, morti per errori umani o per disprezzo: allontanati dai cuori e dai video, dai singhiozzi e dall'inedia della sorte.
Eppure e comunque morti perché nonostante tutto erano vivi!
La morte arrecata e negata imprecata e invocata su sponde avverse e straniere...
Morte color della tempesta arrivata con l'onda e la miseria, coll'urlo del vento e la sirena
NO, NON TI AMO
No,non ti amo (il cuore è creolina), non scendo dal monte con una stupida bicicletta...
Per amare occorre avercelo -un cuore- io ho sette spighe e due piante di more.
E l'ultimo alito di vento. In un vecchio cassetto. Tutto tarlato...
SUL LETTO DI STELLE
Sul letto di stelle, amore mio, riposa il mio dire. - Frammenti di gelo a conchiglia- Sto sognando quei lunghi capelli - dicevi- e le mani che colgono more.... Avevo lacrime di seta, ricordi? Vagoni d'idee nell'attesa... E miele e mandorle e fiori... Su spicchio di luna approdammo di notte Frammenti di baci a conchiglia...... Poi nulla più. Desiderio al cartoccio. Troppi occhi a spiare dai sogni.
MI LASCERO' MORIRE?
Sinuosa, silente, scoscesa paura s'intrufola sovrana... ha boccioli spezzati e strette spine, arbusti d'inedia e sciolta cera...
brucia sulle ferite sale muto: mi chiami amore e mi tradisci a sera...
ahi,la vecchia fontana della prova!
ammantata di verde mi lascerò morire.
vecchia mela profumata d'antico!
SOLITUDINE
Alba e airone, morte e sentire: sollevo dell'irta strada la salsedine; nè corpo, nè pentimento, nè siepe... Tante le vie del dire, del fare, del volere: la mia è di stagnola verde di rabbia, di sentieri solitari e fredde radure... L'involucro mi soffoca: muscoli stirati, argentate spire, alieni coraggi, ossute splendide finzioni... Alba e tentazione. Poi il nulla. Serate deserte e fuochi gelidi e sospiri.
Racconto: ECCOMI
Mi metto le ali e ti vengo a trovare. Dici che non vuoi più credere a streghe e vampiri...eppure è l'unico modo che abbiamo per stare "davvero" vicini...Lo so, lo so che la fantasia non è la realtà, piccino mio, ma quando si soffre così come soffriamo noi, anche una carezza pensata può essere importante. Conosco bene cosa vuol dire sentir sanguinare il proprio cuore, sentirlo esplodere nel petto, aver la sensazione di squarciare l'anima ai sospiri e ai singhiozzi....E so quanto si desidera qualcosa di soffice dove posare il capo, le braccia forti dove trovare rifugio, la tenerezza colorata e tranquilla dove approdare stanchi e amareggiati.... So bene tutto quello che si prova, purtroppo.... E allora, fosse solo per stare meglio, piccino caro, accetta queste carezze "stregate" e sentimi lì, accanto al tuo cuore addolorato e triste. Sono l'essere luminoso e microscopico che ti sussurra teneramente tutto l'amore possibile. E' poco, lo so, ma nella solitudine terribile può diventare tantissimo! CREDICI! Perchè...se pure non fossi davvero lì... il bene che ti voglio esiste veramente!
DI BUON MATTINO
Strano, strano cuore! Adagiato fra monti di sale e piane deliranti... arroccato ai "se" del martirio, ai "ma" della sfida...
strano rimpianto, stregato e mistico!
ti voglio ancora bene e ti detesto.
SCRIVIMI DIMMI COME STAI
Scrivimi. Dimmi come stai come cancelli dolore al vento invernale.
Dimmi dei sogni arroventati cumuli di quel che siamo stati o saremo o potevamo essere...
Scrivimi la noia o la gioia o di promesse il pianto nuovo e l'ora fragile e l'amore... Anch'io dirò di me e della tremante sete e dell'ardire... ma prima regalami di te inchiostro fatto parola e l'impeto del divenire...
Attendo. Morire di attesa il giorno di neve chiarissima rapito.
ODORE DI TE
Odore di te in questo vento caldo di maggio. Odore del coraggioso chiedere muto sormontato di fatica...
Odore l'andare - la riva del mare pose limiti al divenire - che vide il sorriso intrecciato alle paure.
Vorrei rivederti, padre mio, e contare i passi che potrebbero ancora separarci.
Sole negli occhi fa scintille mentre l'unguento tra le mani a stento trattiene l'anima che naviga...
Verso te, orizzonte celestechiaro e spiga, verso la bocca diventata zattera e mio rifugio...
Giravolta felice, il presente! Riderei alla tua fonte, incantato giglio!
Una sola preghiera nella bottiglia fra le onde: "Fammi tua, questa stessa notte...." e salvami!
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